L’ombra del castigo: Finalista ilmioesordio 2018

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L’ombra del Castigo tra i finalisti selezionati dalla Scuola Holden

 

attestato di merito

 

Si è conclusa la settima edizione del premio ilmioesordio, il concorso letterario nazionale indetto dal Gruppo GEDI in collaborazione con i suoi partner:

  • Newton Compton Editori e la Scuola Holden per la sezione narrativa
  • Festival Internazionale di Poesia per le opere di poesia
  • Scuola Internazionale di Comics per la sezione fumetto
  • L’Espresso per le opere di saggistica

 

Anche quest’anno la partecipazione è stata molto ampia. Anzi! Forse più del solito. Le migliaia di titoli in gara hanno comportato ritardi sull’esito finale, rendendo l’attesa più lunga del dovuto.

Dapprima fissato per giugno, infatti, l’annuncio delle opere finaliste è arrivato solo nel mese di ottobre e, infine, a dicembre sono stati annunciati i singoli vincitori per le rispettive categorie.

 

Nella rosa dei titoli finalisti, L’ombra del castigo è stata selezionata dai redattori della Scuola Holden.

 

Ebbene sì! L’ombra del castigo è riuscita a entrare in finale, ma, ahimé, purtroppo nell’ultima cernita non ha raggiunto il podio dei vincitori.

Tirando quindi le somme, cosa posso dire?

Arrivare in finale è stata una grande soddisfazione. Chiaro!
Tuttavia, per non essere ipocrita, devo riconoscere il senso di delusione che si accosta al piacere.

Lo so, lo so! Il vincitore può essere solo uno. Però… c’è poco da fare. Quando si partecipa a una competizione lo si fa con la speranza di vincere.

In realtà, se devo dirla tutta, quando mi iscrissi al concorso non credevo nemmeno di poter vedere il mio libro nella rosa dei finalsti. Un po’ come i biglietti della lotteria: si gioca, si spera, ma al tempo stesso si pensa di illudersi. Chissà! Forse è una sorta di autodifesa che un po’ tutti applichiamo inconsciamente, nell’affrontare una sfida all’apparenza troppo grande. Annientare la sconfitta prima del tempo, cosicché, semmai dovesse arrivare, la ferita non bruci più di tanto.

A ogni modo, una volta superato il primo traguardo, tutto è cambiato.
I titoli contro cui competere non erano più migliaia, ma una piccola manciata, così ho cominciato a crederci per davvero. Ho iniziato a dire a me stesso che potevo farcela e l’illusione si è tramutata in convincimento. Almeno fino all’esito finale, quando la vittoria è sfumata. Allora sì che la ferita ha preso a bruciare.

Per fortuna la vita va avanti e, a conti fatti, non posso certo lamentarmi. Una mezza vittoria è meglio di una sconfitta. In fondo, ogni riconoscimento è un incentivo a fare meglio, un motivo in più per impegnarmi e continuare a scrivere. Per cui per ora mi accontento e vado avanti. Poi, domani si vedrà!

Anzi! Rettifico. Non mi accontento.

Chi si accontenta non avanza, ma resta dove sta.

Perciò no, non mi accontento.

Festa della Repubblica: Ma siamo sicuri?

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2 giugno. Si festeggia la nascita della Repubblica. O almeno così si dice.

Ma siamo sicuri che ci sia da festeggiare?

Mi chiedo se oggi, mentre depositeranno la solita corona d’alloro innanzi all’Altare della Patria, il Milite Ignoto non si rivolterà nella tomba, chiedendosi se il suo sacrificio e quello di tanti altri sia valso veramente a qualcosa.

Dopo due guerre mondiali, tre quarti di secolo monarchico e un ventennio fascista… gli italiani sono finalmente liberi di scegliere e, il 2 giugno del 1946, in occasione del referendum istituzionale, dicono “sì” alla Repubblica.

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Prima pagina dell’originale della Costituzione custodito presso l’archivio storico della Presidenza della Repubblica

 

Certo, se ci trovassimo ancora negli anni ottanta, i bei tempi del boom economico, non ci sarebbe di che dire. Ma al giorno d’oggi è forse il caso di voltarsi e fermarsi a riflettere. Perché è vero che indietro non si torna e la storia non si cambia, ma qui c’è qualcosa che non quadra.

Se l’hanno chiamato Repubblica, dal latino “res publica” e cioè “cosa pubblica”, ci sarà pure un motivo, ma in quest’epoca il significato di tale parola è più sfuggente che mai. Ricordiamoci inoltre che lo Stato si fonda su quel pezzo di carta imbrattato d’inchiostro che siamo soliti definire Costituzione della Repubblica Italiana.

Allora forse, prima di fare festa, sarebbe il caso di ricordarsi cosa dice la Costituzione, provare a guardarsi attorno, e chiedersi: “Ma è veramente questo ciò che volevamo?”

 

Certo questi articoli sono belli e a leggerli si prova gusto. Ma se poi si tenta di dare un significato pratico alle parole, si fatica a collocarli nella vita realè. E si che ho tentato, ma più che trovare incoerenze non sono riuscito a fare.

 

 

ART. 1.

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

 

Capito bene questo articolo? “Fondata sul lavoro” dice la Costituzione. Ma considerando che il lavoro è ormai un essere alieno, sconosciuto a buona parte della popolazione, viene da chiedersi se, nella realtà, l’Italia esista ancora, o sia solo un’illusione nell’immaginario collettivo. Allo stesso livello dell’utopia di un Popolo Sovrano, che al momento di votare è però costretto al gioco delle tre carte, perché ormai gli ideali che distinguevano i partiti sono roba surclassata e, che si voti destra, centro, o sinistra, il risultato non cambia.

 

ART. 3.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

 

Ecco! Questo è interessante. Limitiamoci a fare una risatina sul fatto che tutti siano uguali davanti alla legge e saltiamo a piè pari alla seconda parte. Non credo di essere il solo a pensare che, a incancrenire sempre più il paese, è la stessa politica, i cui rappresentanti (emblemi viventi delle diseguaglianze economico-sociali) continuano ad apportare più danno che beneficio allo sviluppo individuale e collettivo. E allora quale sarebbe il compito della Repubblica? Forse sbarazzarsi della politica, che equivarrebbe ad annientare se stessa?

 

ART. 4.

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

 

Ora… Se ci viene riconosciuto un diritto e noi non ne approfittiamo, vuol dire solo che siamo degli idioti. Come dite? Oh, già! È che giustamente la seconda parte della frase, laddove si parla di promuovere le condizioni che rendano effettivo tale diritto, ai piani alti devono averla dimenticata. Ma posso capirlo. Col regredire del livello culturale e il propagarsi dell’ignoranza, forse oggi non è più facile intuire che la lettera “e” svolge la funzione di congiunzione tra due frasi. Ad ogni modo, noi dimostriamogli di essere superiori e che il nostro dovere lo vogliamo fare fino in fondo (d’altronde ci lasciano anche la scelta). Bisogna progredire. E se il lavoro non c’è, pazienza. Su con lo spirito!

ART. 5.

La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.

 

A questo ci posso credere. Perché il giorno che si dividerà, vorrà dire che i soldi saranno finiti per davvero e i politici cominceranno ad azzuffarsi tra loro per accaparrarsi gli ultimi avanzi. Ma fino ad allora, la Repubblica è, e resterà, “una e indivisibile”.

 

ART. 7.

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

 

La Chiesa è sovrana. Okay! Lo Stato… se proprio non vogliamo tener conto delle banche, dei politici corrotti, delle lobby monopolistiche, dei sotterfugi di potere… Va bene, è sovrano anche lo Stato.

 

Insomma, che dire? Quanto vorrei tornare agli anni ottanta, quando le fette di prosciutto sugli occhi le si teneva volentieri, quando il magna-magna dei politici non disgustava nessuno, perché tanto ce n’era per tutti e un occhio lo si chiudeva di buon grado. Eh, sì! Tornerei volentieri indietro e, come me, credo tanti altri. Ma ormai siamo qui e ci si resta. Si può solo andare avanti.

E allora via, celebriamo il 2 giugno, Festa della Repubblica Italiana. Però ricordiamo che quella di oggi non è una semplice celebrazione, ma cronaca, disperazione viva che dilaga tra la gente, per cui decidiamo una volta per tutte cosa celebrare, se una morte o una rinascita. Prendiamoci un istante e ricordiamo gli ideali che l’hanno fatta sorgere questa benedetta Repubblica, perché se abbiamo pagato la Costituzione con vite, sangue e sacrifici, non è certo per ridurla a un inutile pezzo di cartastraccia. È tempo che quelle parole tornino ad aleggiare nell’aria, che si possano di nuovo toccare con mano nella vita di tutti i giorni. Per cui diciamolo a voce alta, diciamolo insieme, diciamolo in tanti: “Sveglia cara Repubblica. Oggi si nasce, non si muore”.

Franco Battiato fra musica e poesia

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Franco Battiato, un autore che mescola musica e filosofia facendone poesia.

L’arte musicale, da sola, non basta per esprimere l’intera potenzialità di questo artista. Nei suoi testi, più attuali che mai, le parole sono così esuberanti, e cariche di melodia, da rendere superflua ogni sorta di base musicale.

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“Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare, rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare” dice in Bandiera bianca, comprimendo in una frase gli ultimi decenni di una società, la nostra.

Ma è anche vero che le tempeste sono fatte per essere attraversate; che oltre la bufera c’è sempre il bel tempo e che la vita non avrebbe senso se non riservasse sorprese. E questo ce lo ricorda La stagione dell’amore.
La stagione dell’amore viene e va
i desideri non invecchiano quasi mai con l’età.
Se penso a come ho speso male il mio tempo
che non tornerà, non ritornerà più.
La stagione dell’amore viene e va
all’improvviso senza accorgerti
la vivrai, ti sorprenderà.Ne abbiamo avute di occasioni
perdendole; non rimpiangerle, non rimpiangerle mai.
Ancora un altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore.
Nuove possibilità per conoscersi
e gli orizzonti perduti non si scordano mai.La stagione dell’amore tornerà
con le paure e le scommesse questa volta quanto durerà.
Se penso a come ho speso male il mio tempo
che non tornerà, non ritornerà più.

Finalista del “Concorso letterario Cultora 2016”

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Quest’anno, causa il tempo e questioni personali, ho dovuto declinare la partecipazione al Salone del Libro di Torino. Tuttavia il caso ha voluto riservarmi uno spazio inatteso alla Fiera di Roma “Più libri più liberi”.

Tempo addietro avevo infatti partecipato al concorso Cultora, con il racconto “A(c)Qua-lche passo da casa”, ed è in concomitanza dell’evento che ho ricevuto una mail di risposta. Mi veniva annunciato di essere stato selezionato tra gli autori finalisti e che l’antologia, pubblicata da Historica Edizioni, sarebbe stata presentata in occasione della Fiera.

Pochi giorni prima avevo preso appuntamento con il mio amico editor per discutere su alcuni dei miei testi e, coincidenza delle coincidenze, il posto prescelto per l’incontro era proprio quello. Così alla fine ho preso due piccioni con una fava. Anzi tre, visto che da lettore ho potuto gustare qualche chicca letteraria.

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“La vita è un giro di roulette” dice un passaggio de L’ultimo giro, il mio ultimo ebook. Beh, direi che questa frase calza proprio a pennello. È un insieme di casualità, quelle che si sono succedute. Niente di cercato o di voluto.

Persino la partecipazione al concorso è avvenuta per caso. Una sera, navigando su Facebook, ho trovato un post con il bando di partecipazione. La data di scadenza era il giorno seguente e mi sono detto: “Ma si! Proviamo”. Così ho scelto al volo un racconto che rientrasse nei parametri richiesti e l’ho inviato.

Sinceramente non mi aspettavo un ritorno di qualche tipo, ma si sa, spesso le cose più belle succedono per caso.

 

Piccola parentesi.

La fiera ha offerto per forza di cose molte distrazioni, per cui col mio amico abbiamo parlato di tutto tranne che di quanto avremmo dovuto. Così, una volta fuori, abbiamo girato e rigirato attorno al Palazzo dei Congressi, a discutere del mio prossimo romanzo e di quella che sarebbe stata l’impostazione più adatta. Eravamo nel periodo in cui il gelo ha toccato picchi da record e io, freddoloso per natura, di certo quella sera non la scorderò mai.

Regalati un libro: è Natale

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Buone feste!

 

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Self Publishing Quality 2016 – Rispondono autori e professionisti del settore

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A solo pochi anni dalla sua comparsa, il Self Publishing ha rivoluzionato l’intero mondo dell’editoria tradizionale. Tuttora è un fenomeno in espansione, per molti versi controverso, di fronte al quale le stesse case editrici sembrano incapaci di far fronte e prendere posizione. Per analizzarne a fondo risvolti e retroscena, è stato indetto il Self Publishing Quality 2016.

2016

Il convegno, organizzato per incontrare autori e professionisti del settore coinvolti nelle dinamiche del caso, prende spunto dal lavoro di ricerca condotto per le tesi di laurea specialistica di Assunta D’Aquale e Margherita Melaria, che si occupano specificatamente delle tematiche relative al fenomeno del Self Publishing. Lo scopo è quello di comprendere cosa spinge gli scrittori, sia noti che emergenti, ad avvicinarsi al Self Publishing rinunciando in tal modo all’intermediazione delle case editrici.

Incontrare gli autori che hanno sperimentato questa modalità di pubblicazione è indispensabile per chiarire i motivi di una scelta non sempre “comoda”. Difatti, essa implica una serie di attività – dalla produzione alla promozione – che all’interno di una casa editrice sono affidate a differenti figure professionali. Nell’autopubblicazione invece, gli autori, oltre che a scrivere il proprio libro, devono occuparsi anche di capire come funziona, ad esempio sul piano tecnico, una certa piattaforma e quali attività intraprendere per incrementare la visibilità del proprio prodotto editoriale.

Ed è proprio dalla disintermediazione e dalla concentrazione di più figure, in quella unica dello scrittore, che emerge un’altra questione: attraverso quali parametri è possibile valutare la qualità di un testo auto-pubblicato? Su questo tema ascolteremo significative testimonianze.

L’obiettivo finale è anche quello di raccogliere materiale utile alla creazione di un documento, in cui evidenziare le ragioni per le quali il Self Publishing – seppur presenti ancora dei limiti su cui lavorare – sia un fenomeno che non si può ignorare, anche per le sue potenziali capacità di creare figure professionali, funzionali a offrire servizi di diverso tipo.

Un altro aspetto importante, riguarda la possibilità di rispondere con questo documento, in modo ragionato e con dati effettivi, alle varie critiche – spesso con basi deboli, perché argomentate sulla scarsa conoscenza del fenomeno – che circolano, soprattutto in rete, attorno al mondo del Self Publishing.

In questo modo, si ritiene che si possa contribuire non solo a rafforzare la cultura dell’auto-pubblicazione ma anche a conferirle credito e valore.

L’incontro avrà luogo Venerdì 17 giugno 2016 dalle ore 14:00 alle ore 19:00, presso i locali della FUIS (Federazione Unitaria Italiana Scrittori), a Roma, Piazza Augusto Imperatore, 4.

 

Partecipanti

 

Moderatrici

Assunta D’Aquale, blogger di Negli occhi del cuore e autrice.

Margherita Melara, blogger di Il Blog degli scrittori, giornalista e autrice.

 

Relatori

Riccardo Bruni, Giornalista e scrittore, candidato al Premio Strega 2016.

Fabio Brusa, autore emergente, selezionato per la vetrina di Extravergine d’autore;

Michel Franzoso, ingegnere, esperto di web marketing e autore. Fondatore di Extravergine d’autore;

Marco Frullanti, editore di Nativi Digitali (video intervento);

Carmen Laterza, editor, ghostwriter, coach per il Self Publishing e autrice (video intervento), selezionata per la vetrina di Extravergine d’autore;

Jacques Oscar Lufuluabo, autore, copywriter e studioso di scrittura creativa;

Andrea Micalone, autore e finalista del Premio Urania di Mondadori, selezionato per la vetrina di Extravergine d’autore;

Francesco Muratori, autore e Business Partner di BacktoWork24 (Gruppo 24 ore), esperto di Social Media e Digital Marketing.

Francesco Zampa, autore indipendente e fondatore del marchio Zipporo Direct Publishing.

 

Contatti

Sito web selfpq16.com

Facebook SELFPQ16

Twitter #SELFPQ16

Email spq16nuoveprospettive@gmail.com

“L’ombra del castigo” al Salone del Libro di Torino 2016. Una fantastica avventura

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Si è così conclusa la ventinovesima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino. Dopo giorni trepidanti e faticosi, ho fatto rientro a Roma con un pizzico di malinconia e tanta soddisfazione. Mai avrei pensato che il mio libro sarebbe giunto fin lì, eppure è accaduto. Grazie all’associazione culturale Passione Lettura, che ha dato vita al progetto, ho visto un sogno farsi realtà. Scorgere la mia opera a confronto con i colossi dell’editoria è stata veramente una grande emozione, specie considerando l’ottimo risultato ottenuto a livello di copie vendute. Tuttavia il meglio di questa grande avventura riguarda i rapporti umani. Nulla a che fare con bilanci di vendita. L’argomento di questo articolo è infatti dedicato al filo invisibile che separa il lettore dallo scrittore. Spetta di solito alla fantasia, il compito di unire queste due figure. Ma può capitare che un libro vada oltre le aspettative, oltrepassi la funzione comunicativa inizialmente adibita e si faccia mezzo di interazione diretta. O almeno questa è stata la mia esperienza. Per capire meglio l’accaduto occorre forse fare qualche passo indietro, da dove tutto ha avuto inizio.

 

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LE ORIGINI

La scorsa estate navigavo per la rete senza sapere cosa andassi veramente cercando. Per caso e per fortuna mi sono imbattuto nel gruppo Facebook di Passione Lettura, capendo sin da subito di essere approdato nel posto giusto. Un mondo fatto non solo di scrittori e lettori, ma di persone interessanti e simpatiche. Per mesi ho partecipato alle tante iniziative proposte all’interno del gruppo. Opinioni letterarie, recensioni sincere e approfondite, suggerimenti da parte dei tantissimi lettori, mi hanno permesso di avere un confronto diretto e immediato con quanto di più svariato possa passare nella mente di chi legge. Ma la vera peculiarità, di questa comitiva baldanzosa, stava nell’affiatamento che teneva assieme tutti. Migliaia di persone sempre pronte a commentare dai temi più profondi della vita a quelli più futili e scherzosi. Tra discussioni genuine e battute pungenti, alterchi e battibecchi, ho avuto il piacere di scoprire a poco a poco le qualità di chi era al di là del monitor e con mio profondo stupore ho visto nascere tante amicizie virtuali.

Poco tempo dopo la mia adesione al gruppo, il progetto Passione Lettura diviene associazione culturale, proponendo servizi e iniziative interessanti per la promozione di autori esordienti. Prime avvisaglie di una fase di cambiamento, la cui conclusione coincide con l’inizio del 2016. A gennaio viene lanciata la proposta per un’eventuale partecipazione al Salone Internazionale del Libro di Torino. Per affrontare i costi ingenti, si richiede l’adesione di almeno venti scrittori decisi a credere in un progetto improbabile. Benché l’idea sia un po’ folle, è inebriante. Il numero minimo viene presto raggiunto e anche superato, tuttavia si continua a vagare nell’incertezza. In effetti la modulistica del Salone prevede costi anticipati da parte degli espositori, ma dato l’ignoto numero di partecipanti, non c’è garanzia alcuna sull’accettazione della domande, quantomeno per le piccole realtà editoriali. Sappiamo bene che le probabilità di sentirci dire si, sono veramente esigue, ma noi siamo sognatori, vogliamo crederci. E con l’approssimarsi della primavera, ecco la tanto attesa risposta. Tra lo stupore di tutti i partecipanti, arriva la conferma. Una fantasia da visionari diviene reale di colpo e tutto cambia. In attesa della data di inizio si da quindi il via ai preparativi, si fa il conto alla rovescia, si attende con ansia. Insomma… L’avventura è iniziata.

IL VIAGGIO

Venerdì 13 maggio. Sono le otto di mattina quando esco di casa per recarmi in stazione. Col primo treno disponibile prevedo di trovarmi in aeroporto attorno alle nove. L’orario del volo è fissato per le undici e per una volta sono in netto anticipo sulla tabella di marcia. Così mi avvio in tutta calma, senza pensare che gli imprevisti esistono. A causa di problemi sulla tratta per Fiumicino, due corse vengono soppresse. La terza porta un ritardo di mezz’ora. E quando il treno ferma in stazione, le carrozze sono stracariche di gente. Si fatica a scendere e a salire. Bagagli impilati uno sull’altro. Persone ammassate tra loro. Pare di trovarsi in un carro bestiame. Alla fine però si arriva a destinazione.

Sono da poco passate le dodici quando metto piede a Caselle aeroporto. Ancora provato dall’esperienza della mattina, opto per il taxi. Poco dopo sono a Settimo Torinese, scotto da pagare per aver prenotato in ritardo. Torino difatti, per i giorni di fiera, era già off-limit. Non una camera disponibile. Ma sorvoliamo.

Faccio una doccia al volo. Metto qualcosa sotto i denti. Poi via di nuovo. Stavolta sul treno per Torino città. Quando arrivo al Lingotto sono ormai le quattro del pomeriggio e gran parte dei visitatori è già all’interno. La fila chilometrica del mattino si è dissolta. Basta poco per entrare.

Varcato l’ingresso vengo assalito da una strana sensazione. Mi chiedo chi troverò ad attendermi. Se gli amici virtuali degli ultimi mesi, per i quali ho già in testa un profilo ideale, saranno all’altezza delle mie aspettative. Chi avrà la meglio tra fantasia e realtà? La tensione è alta, ma la voglia di scoprire è più forte. Perciò sfilo senza esitare lungo i padiglioni sfarzosi dei grandi editori e, a dispetto dei tanti nomi altisonanti, a catturare l’occhio è la minuscola insegna di Passione Lettura. Con lo stand della Puglia di fronte e quello della Regione Lazio poco avanti, non tiene il confronto. Eppure dietro a quel bancone arrabattato c’è una vitalità che manca in buona parte del Salone. Al posto di addetti alla vendita, inservienti in giacca e cravatta, ci sono scrittori e lettori uniti da un legame speciale. Si ride, si scherza, compiaciuti di potersi finalmente scambiare un’occhiata, una stretta di mano.

Questo, a conti fatti, ha rappresentato per me il Salone del Libro. Trovare persone che non erano come immaginavo, ma di gran lunga migliori. Scoprire che a volte la realtà può sorprendere quanto la fantasia. Capire che i sogni non vanno lasciati andare. Ma soprattutto che non si può sognare da soli. Scrittore e lettore necessitano l’uno dell’altro. E in questa simbiosi, dare è importante quanto ricevere. In fondo, come disse una volta John Donne, nessun uomo è un’isola.