Luci e ombre

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Nella scrittura ho sempre cercato di dare una consistenza ai miei personaggi. Volevo che apparissero così reali da spiccare dalle pagine.

Non so se sono mai riuscito nell’impresa, e di certo non posso essere io a stabilirlo. Tuttavia, con il tempo ho capito una cosa.

Tentare di scandagliare l’anima nel profondo, anche di un personaggio immaginario, è pura illusione. Perché, a dispetto del lavoro certosino che si possa fare a monte, resteranno sempre zone d’ombra a cui nemmeno l’autore saprà dare risposta.

Per racchiudere il concetto in due parole, potrei dire che:

L’anima è come il sole. Vanitosa, si lascia intravedere di riflesso. Ma se l’occhio non demorde lo acceca.

È così! Spesso ci si vorrebbe conoscere più a fondo. Tuttavia, dubito fortemente che una persona possa voler conoscere i suoi aspetti più tetri e perversi; svegliarsi un giorno e scoprire di essere capace di chissà quali misfatti, o rendersi conto di provare sentimenti ignobili, in netto contrasto con l’immagine che ha di sé.

Accade ogni giorno. Basti guardare i tanti fatti di cronaca. Gente, all’apparenza innocua, che dall’oggi al domani compie gesti folli e imprevedibili.

Chi guarda da fuori resta stupito e si limita a dare un giudizio distaccato, nell’assurda convinzione di essere immune.

“Io non potrei mai fare una cosa del genere”, si pensa.

Ma è meglio rassegnarsi. Siamo simili agli iceberg, di cui si scruta a malapena la cima. E forse è meglio così, o chissà cosa si mostrerebbe ai nostri occhi. Potremmo scoprire di essere dei mostri.

È per questo che si scrivono storie. Per spingere lo sguardo un po’ più in là, oltre quel confine oscuro, ma senza il rischio di venire inghiottiti dalle fauci delle tenebre.